La noia ci terrorizza, ma la scienza
dice che può farci un gran bene
Oggi, vista la quantità di stimoli a
disposizione, è davvero difficile annoiarsi. Ed è un peccato, perché la noia
può essere una risorsa preziosa per favorire il benessere e per stimolare la
creatività. Ma non sempre: solo quando focalizziamo l’attenzione dentro di noi,
invece che cercare “distrazioni” all’esterno.
Nel mondo di oggi abbiamo a disposizione
una tale varietà di stimoli, tutti facilmente accessibili, che raramente ci
annoiamo. La diffusione degli smartphone, in particolare, con i continui sms,
whatsapp e notifiche, ci ha abituati ad avere sempre meno “tempi morti”. Il
risultato è che siamo sempre meno attrezzati a tollerare la noia e sempre più
portati a evitarla attivamente. È un bene? Non proprio. La maggior parte di noi
considera la noia un’esperienza negativa, ma alcune recenti ricerche
scientifiche hanno dimostrato che può avere anche effetti positivi.
Noia e ozio
Nelle filosofie orientali, in un momento
di vuoto l’individuo è libero di annoiarsi, di oziare e di meditare,
concentrandosi sul proprio respiro senza pensare ad altro. Ed ecco che,
silenziando per qualche momento il continuo chiacchiericcio della mente, un
nuovo entusiasmante scopo può emergere spontaneamente da dentro di noi.
Anche in Occidente, in passato, era
presente un senso positivo dell’ozio. In senso latino l’otium era l’opposto
degli affari pubblici, il tempo da dedicare alla meditazione, allo studio, alla
cura della mente e dello spirito, e in molte religioni compare l’indicazione di
un ‘tempo santo’, da dedicare alla preghiera e all’inattività.
Noia e creatività
Secondo alcune teorie, la noia sarebbe
un requisito fondamentale per la creatività. Nei momenti di noia, infatti, il
nostro cervello ha spazio a sufficienza per perdersi in sogni a
occhi aperti che hanno un ruolo fondamentale nei processi cognitivi.
In uno studio svolto dalla University of
Central Lancashire un gruppo di persone sono state invitate a elencare tutti
gli usi possibili di una tazza di plastica. È risultato che le persone che
avevano svolto in precedenza un compito ripetitivo per un quarto d’ora avevano
ideato un maggior numero di risposte e di maggiore creatività.
Non sorprende a questo punto che alcuni
grandi scrittori abbiano bisogno di passare un periodo di noia per trovare
l’ispirazione, per superare il cosiddetto “blocco dello scrittore” o “sindrome
da pagina bianca”.
Lo psicologo Jonathan Schooler
dell’Università della California ha dimostrato che i momenti in cui ci si
rilassa e si lascia “vagare la mente” permettono al nostro inconscio di
lavorare meglio (come avviene quando si sogna), facilitando le intuizioni
creative. Ricerche come questa fanno pensare che i momenti di noia costituiscono una specie di sosta durante la quale il cervello
ricarica la propria benzina.
Quando la noia è “sana”
Come ha dimostrato uno studio svolto
presso l’Università di York, a Toronto, si potrebbe dire che c’è un tipo di
noia “cattiva”, che genera malessere e irrequietezza, e un tipo di noia
“buona”, che favorisce la creatività e la qualità dei ragionamenti. La prima si
verifica quando si cerca la soluzione all’esterno (per esempio negli
smartphone), con il risultato, sul lungo periodo, di diminuire il senso di
autoefficacia e la fiducia nelle proprie competenze.
Conseguenze opposte si hanno quando, per affrontare la noia, rivolgiamo l’attenzione
dentro di noi, connettendoci con i nostri pensieri e le nostre emozioni. È
quello stato d’animo che viene anche definito “sognare a occhi aperti”. Stato
d’animo che spesso viene visto negativamente, come una propensione a perdere
tempo e magari a fare errori, ma che in realtà, come ha dimostrato un recente
studio di Kelsey Merlo, psicologa americana del Georgia Institute of
Technology, nella maggior parte dei casi dà la sensazione di “rinfrescare la
mente”, migliorando lo stato emotivo e le performance lavorative.
Il difficile incontro con se stessi
Ma perché per molti è così difficile
tollerare la noia? Perché la noia porta a un incontro con se stessi, cosa non
sempre facile. È per questo che è così difficile stare in questa situazione, da soli e senza fare niente: perché è in quel momento che siamo più
vicini anche al nostro inconscio, alla nostra “follia”.
In conclusione, siamo stimolati
continuamente, ma siamo bombardati da stimoli a “bassa intensità” (notifiche,
gossip), che richiedono poco più di una manciata di secondi per essere
processati per poi svanire nel nulla. Sembriamo perdere progressivamente la
capacità di non far nulla, o semplicemente tollerare la noia. Questo lascia
poco spazio per la riflessione, l’approfondimento, o il semplice lasciar
divagare la mente. Non vale la pena di provare a lasciare lo smartphone in
tasca?
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