Confesso, in famiglia la donna sono io (Livello 4)

Confesso, in famiglia la donna sono io

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TOM MERTON VIA GETTY IMAGES

Mi sono reso conto recentemente di essere una donna. No, non è questione di inclinazioni sessuali o di genere, mi riferisco a una questione di ruolo sociale o forse familiare.
Esiste una fascia di uomini a cui appartengo che si occupa almeno al 50% di tutte le attenzioni e cure necessarie per la nostra famiglia.
Sono cresciuto in una famiglia normalissima, per l’epoca. Mio padre era autista in un’azienda pubblica di trasporto, mia madre aveva scelto di smettere di lavorare dopo il matrimonio, a metà degli anni Sessanta, e di fare la casalinga. 
Ma un insieme di fattori - la personalità dei genitori, scelte politiche, le donne con cui abbiamo messo su famiglia, anche il caso - hanno fatto sì che sia io che mio fratello, oggi, non solo siamo capaci di fare praticamente tutto in casa, dalla cucina alla lavanderia (confesso: non so stirare, ma faccio la pasta all’uovo a mano), ma ce ne occupiamo costantemente.  Non ci aspettiamo applausi per questo, lo riteniamo normale. 
Qualche anno fa, la mia figlia maggiore, che aveva sette anni, ci ha chiesto di aiutarla con un compito. C’era da scrivere una lista di “azioni”, con un verbo, da associare a un soggetto. Che fa la bandiera? Sventola.
Le prime due frasi riguardavano la mamma e il papà. Che fa la mamma? Stira, voleva rispondere mia figlia, ma in realtà non aveva mai visto la madre stirare: “Però si sa che le mamme stirano... allora scrivo che cucina”. A casa, però, cucino quasi sempre, o molto spesso, io. Ha finito con “mamma cucina, papà guida”, salvando così i ruoli tradizionali. O meglio, stereotipi in parte alimentati dalle maestre, in parte dal libro di testo (e anche dalle famiglie di altri compagni di classe).
Certo, dice l’Istat, le donne con figli piccoli, fino a 14 anni, lavorano meno dei loro mariti (il 57%, contro oltre l’89%). Certo, diceva una ricerca Censis di qualche anno fa, le donne con un lavoro hanno quasi 7 ore di tempo libero in meno rispetto agli uomini perché si occupano prevalentemente delle “faccende domestiche”.
Certo - ed è un grossissimo problema - mancano asili nido e i cicli scolastici andrebbero ripensati, soprattutto con una così lunga estate da gestire che finisce per pesare quasi sempre sulle donne.
Ma, appunto, bisogna cominciare a ribaltare gli stereotipi, e questo spetta anche alle donne, che talvolta rischiano invece di essere più maschiliste dei maschi. Per far sì che tutti partecipino al lavoro domestico, figli compresi. 

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