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Immaginate di guidare ad occhi chiusi per dieci secondi. Sembra un’azione folle. Eppure succede proprio questo quando, alla guida, ci si distrae per rispondere ad un sms, scattare un selfie, controllare le notifiche dei social network. Fino a qualche anno fa il pericolo sulle strade era limitato a chi telefonava al volante, oggi il numero delle distrazioni derivate dallo smartphone è aumentato notevolmente: chat, selfie, notifiche dai social.
Il blog sulla sicurezza stradale Patente Sospesa ha realizzato uno studio sul fenomeno del cellulare alla guida, dal titolo ‘Italiani, auto e smartphone’, L’indagine ha preso in esame 3.700 automobilisti in Italia, osservandone le abitudini durante la sosta al semaforo. Ebbene, il quadro che ne è emerso non è tra i più confortanti, visto che il 55,2% degli automobilisti coinvolti nella ricerca, quindi più della metà, è stato pizzicato mentre usava lo smartphone in modo non conforme al Codice della Strada, con una percentuale più alta di donne (58,5%)
Questa cattiva abitudine è alimentata dalla convinzione che usare il cellulare in macchina sia una violazione minore rispetto alle altre, quando invece è la principale causa di tragedie.
I numeri a riguardo parlano chiaro: in Italia la disattenzione alla guida dovuta al cellulare, è la seconda causa di morte, sia in strada che in autostrada, ed è la causa di 8 incidenti su 10.
Eppure non riusciamo a staccarci dal telefono neanche quando usarlo mette a serio rischio la nostra incolumità e quella degli altri automobilisti. A confermalo è anche Antonio Cerasa, docente di Psicologia. Il perché, spiega, è da ricercare in due dinamiche principali: “intanto la guida di per sé è noiosa, sebbene sia una delle operazioni che richiedono maggiore attenzione e quindi distrarsi è già molto facile. In più i social e le forme di comunicazione hanno una forte componente emotiva: ricevere un sms è gratificate, un like su Facebook è un premio, ecco perché vogliamo vederlo subito”.
Le sanzioni non bastano, a confermarlo sono gli esempi
europei che dimostrano come le campagne di sensibilizzazione, a volte anche
molto dure, non hanno effetto. Se poi guardiamo il fenomeno dal punto di vista
psicologico, afferma ancora il professor
Cerasa: “la punizione non è sufficiente perché parliamo di comportamenti
emotivi”. Secondo molti trovare una soluzione spetta alla tecnologia, o meglio,
all’uso dei dispositivi che permettono di non distrarsi. Incentivare il loro
uso pare essere, attualmente, l’unico appiglio per limitare una strage che
sembra essere senza fine.
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